Nel corso dei secoli la pratica della coltivazione - spesso
volta all'autoconsumo - è sempre stata presente all'interno delle mura della
città, in spazi verdi non ancora occupati dal tessuto urbano o nelle corti. Con
l'urbanesimo e la rivoluzione industriale le città del mondo occidentale hanno subito
una forte densificazione, erodendo di conseguenza la quasi totalità degli spazi
agricoli urbani.
Non mancano però degli esempi di progetti che già nel primo
novecento danno grande considerazione a questo aspetto. La Garden City concepita
da Ebenezer Howard sul finire del XIX secolo dedicava i 5/6 della
superficie urbana all'agricoltura, in modo che ogni famiglia potesse avere un proprio
appezzamento di terreno per produrre direttamente secondo il proprio
fabbisogno. In seguito Le Corbusier affronterà questa tematica nella
Contemporary City del 1924, dedicando tre differenti aree all'agricoltura su
larga scala. La coltivazione in città è stata inoltre molto diffusa - e
caldeggiata - in Europa durante le due guerre mondiali.
Oggi l'agricoltura urbana è diffusa principalmente nei paesi in via di sviluppo: in Cina l'altissima densità abitativa la rende praticamente essenziale in molti agglomerati urbani, tanto che città come Shanghai e Beijing si possono considerare pressoché autosufficienti sotto questo punto di vista.
Sono però molti gli aspetti positivi che porterebbero
benefici anche alle città occidentali.
In primo luogo, la riduzione della distanza tra produttore e consumatore avrebbe chiare conseguenze positive ambientali, grazie alla riduzione delle emissioni di Co2. In proposito, secondo uno studio britannico si potrebbe giungere addirittura ad una riduzione del 22% sul totale annuale.
In primo luogo, la riduzione della distanza tra produttore e consumatore avrebbe chiare conseguenze positive ambientali, grazie alla riduzione delle emissioni di Co2. In proposito, secondo uno studio britannico si potrebbe giungere addirittura ad una riduzione del 22% sul totale annuale.
In secondo luogo, le esperienze delle Community gardens e
delle City farms dimostrano il valore educativo e riabilitativo dell'agricoltura
urbana. Coltivare la terra è infatti salutare e allevia lo stress:
l'Horticultural Therapy si è dimostrata una valida attività di supporto nei
centri di cura per problemi di salute mentale e nella riabilitazione dei senzatetto,
abbattendo bariere di età, classe ed etnia.
Infine, l'agricoltura urbana è considerata
sostenibile da un punto di vista economico: secondo l'US Department of
Agriculture, per ogni dollaro investito nell'agricoltura urbana lo Stato
avrebbe un ricavo di sei dollari.
Alla luce di queste considerazioni, abbiamo deciso di dare
grande rilevanza nel nostro progetto alla tematica della coltivazione in città,
adibendo a parco agricolo più della metà del grande spazio verde che
rappresenta il cuore del quartiere gastronomico che immaginiamo.
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