Urban_Agricolture

Urban_Agricolture

mercoledì 14 maggio 2014

La radiazione solare nel polo culturale

Situazione al solstizio di inverno

Situazione al solstizio d'estate
La natura funzionale della piazza coperta e del museo necessitano di un approfondimento delle condizioni di illuminazione naturale durante il corso dell'anno. All'interno di esse infatti è previsto l'inserimento di una serra, con la piantumazione di varie essenze vegetali, che naturalmente necessitano della radiazione solare per poter vivere e svilupparsi. A questo fine il piano terra del museo è stato aperto su tutti i lati, il modo che la luce, ma anche il visitatore, possano girare attorno alla base della piramide, arretrata rispetto alla facciata. Nella biblioteca l'irraggiamento diretto sarebbe invece inopportuno e di disturbo alla lettura e alla consultazione.

IMPARANDO DALL’ARCHITETTURA SPONTANEA E TRADIZIONALE: la cascina lombarda.

Il complesso conclusivo dell'area di progetto ad prende a modello la cascina lombarda, sia per il suo orientamento sia riguardo le sue varie funzioni di carattere più pubblico o privato.


Alla fine del percorso principale, segnato dalla galleria esistente, si incontra un grande corpo cilindrico contenente diversi elementi vegetali denominato "silos verde", proprio per richiamare il caratteristico elemento del silos presente nelle cascine. Lo scopo di tale segno è prevalentemente didattico, perché rappresneta un esempio sulla possibilità di poter coltivare in città in qualsiasi condizione di spazio e orientamento. Tale silos riprende un po’ l’idea del progetto di Ecosistema Urbano a Madrid.

La scelta della sua posizione è collegata al corpo del campus che si rifà all’aspetto pubblico della cascina. All’interno dell’edifico si trovano diversi ambienti tra cui aule didattiche e laboratori di ricerca e di sperimentazione, oltre a spazi ricreativi e di sosta.
Procedendo a nord si può incontrare il blocco rettangolare della foresteria che delimita la parte più privata delle residenze da quella pubblica.
La parte finale di tutto il complesso, situato nella parte settentrionale, vede tre volumi disposti a corte che ospitano funzioni private: uno destinato agli studenti, in prossimità della foresteria, e il resto dedicato al social housing.
I blocchi disposti orizzontalmente utilizzano il modello degli edifici a ballatoio, dove la parte distributiva è rivolto a sud. La stecca verticale viene invece risolta con lo studio della vegetazione.


mercoledì 7 maggio 2014

FUORI-DENTRO: Spazi filtro




Uno dei temi più interessanti che l'architettura si è da sempre posta è quello del rapporto tra interno ed esterno: una sfida che molti architetti contemporanei si sono posti è stata quella di confondere i due aspetti, renderli permeabili e compenetranti, smaterializzare le barriere che li separano.



Nel nostro progetto stiamo cercando di affrontare questa tematica definendo una serie di spazi coperti che, per ampiezza e concezione, si configurano come spazi aperti di passaggio e sosta, ma che presentano anche i benefici tipici di un ambiente chiuso, come il controllo climatico e la possibilità di utilizzo anche in presenza di perturbazioni.

Il complesso edificato principale si riconosce nel masterplan come una grande T, con lato maggiore che si sviluppa lungo il sedime della galleria preesistente. In tale contesto abbiamo previsto ampie porzioni di ambienti-filtro, che possono essere pensati come spazi aperti "intrappolati" da elementi di chiusura.



Il polo culturale è composto dai distinti edifici della biblioteca gastronomica e del museo alimentare, che sono però stati concepiti come un'unica unità, con al centro un grande atrio vetrato di ampiezza tale da poter essere considerato una piazza coperta tra le due funzioni. Entrambe presentano infatti un doppio accesso, uno principale verso l'esterno e l'altro dall'atrio, che permette tra l'altro una comunicazione diretta all'interno del polo culturale.

Il mercato coperto è stato pensato come un normale mercato di piazza sopra il quale è "atterrata" una grande scatola, vetrata lungo i due lati maggiori. Allo stesso modo la galleria si presenta come un grande spazio coperto permeabile all'esterno e in particolare al parco, aperta lateralmente da grandi passaggi che permettono al verde di entrare. Il fronte opposto si sviluppa invece lungo gli spazi dedicati alla ristorazione, che possono disporre di questo spazio coperto come farebbero ad esempio in un'area pedonale aperta.

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PLANT TO-DAY: Urban Agriculture



Negli ultimi decenni  si è assistito ad una crescente tendenza ad incentivare il ritorno dell'agricoltura anche entro i confini dei grandi centri metropolitani, in virtù dei molteplici benefici che questo tipo di attività può portare a vari livelli.

Nel corso dei secoli la pratica della coltivazione - spesso volta all'autoconsumo - è sempre stata presente all'interno delle mura della città, in spazi verdi non ancora occupati dal tessuto urbano o nelle corti. Con l'urbanesimo e la rivoluzione industriale le città del mondo occidentale hanno subito una forte densificazione, erodendo di conseguenza la quasi totalità degli spazi agricoli urbani.

Non mancano però degli esempi di progetti che già nel primo novecento danno grande considerazione a questo aspetto. La Garden City concepita da Ebenezer Howard  sul finire del XIX secolo dedicava i 5/6 della superficie urbana all'agricoltura, in modo che ogni famiglia potesse avere un proprio appezzamento di terreno per produrre direttamente secondo il proprio fabbisogno. In seguito Le Corbusier affronterà questa tematica nella Contemporary City del 1924, dedicando tre differenti aree all'agricoltura su larga scala. La coltivazione in città è stata inoltre molto diffusa - e caldeggiata - in Europa durante le due guerre mondiali.


Oggi l'agricoltura urbana è diffusa principalmente nei paesi in via di sviluppo: in Cina l'altissima densità abitativa la rende praticamente essenziale in molti agglomerati urbani, tanto che città come Shanghai e Beijing si possono considerare pressoché autosufficienti sotto questo punto di vista.

Sono però molti gli aspetti positivi che porterebbero benefici anche alle città occidentali.
In primo luogo, la riduzione della distanza tra produttore e consumatore avrebbe chiare conseguenze positive ambientali, grazie alla riduzione delle emissioni di Co2. In proposito, secondo uno studio britannico si potrebbe giungere addirittura ad una riduzione del 22% sul totale annuale.
In secondo luogo, le esperienze delle Community gardens e delle City farms dimostrano il valore educativo e riabilitativo dell'agricoltura urbana. Coltivare la terra è infatti salutare e allevia lo stress: l'Horticultural Therapy si è dimostrata una valida attività di supporto nei centri di cura per problemi di salute mentale e nella riabilitazione dei senzatetto, abbattendo bariere di età, classe ed etnia.   
Infine, l'agricoltura urbana è considerata sostenibile da un punto di vista economico: secondo l'US Department of Agriculture, per ogni dollaro investito nell'agricoltura urbana lo Stato avrebbe un ricavo di sei dollari.  



Alla luce di queste considerazioni, abbiamo deciso di dare grande rilevanza nel nostro progetto alla tematica della coltivazione in città, adibendo a parco agricolo più della metà del grande spazio verde che rappresenta il cuore del quartiere gastronomico che immaginiamo. 


mercoledì 9 aprile 2014

Sinergie Verdi




L'idea di infrastruttura verde si richiama a quello di rete ecologica ma, diversamente da questa, associa agli aspetti ecosistemici anche funzioni legate alla produzione agricola e forestale, alle attività ricreative, alla mobilità e ad aspetti più propriamente paesaggistici. E' nostra convinzione che il concetto di infrastruttura verde possa considerarsi valido non solo nel territorio, ma anche all’interno della città, in ragione degli evidenti benefici che essa potrebbe portare all’ambiente urbano.

I 15 milioni di mq di verde presenti a Milano sono prevalentemente concentrati in spazi discontinui, non connessi tra loro e non sempre di comoda accessibilità, infatti non è riconoscibile un tessuto verde in grado di lavorare sinergicamente. L'Area dell'ex Macello si trova poco a sud est del parco di Largo Marinai d'Italia, già messo a sistema con il verde lineare previsto nel nuovo intervento lungo via Ortigara. Il nostro progetto sarà caratterizzato dalla presenza di un ampio spazio verde, in parte dedicato anche alla produzione agricola in città. Per avere un'infrastruttura verde urbana, non è però sufficiente un grande parco: occorre considerare il verde che già è presente per creare una rete di spazi verdi, che connettano i parchi come una maglia di elementi lineari verdi.

Abbiamo quindi iniziato a configurare il nostro masterplan partendo dai vuoti, dagli spazi aperti e in particolare dal verde. Così facendo ci proponiamo di intensificare gli effetti positivi che tipicamente le aree verdi hanno sulle  condizioni ambientali della città, quali il microclima, la qualità dell’aria, la biodiversità e l'equilibrio idrogeologico.